«Si doveva fare la guerra allo Stato, a partire dai magistrati. L’esplosivo era contenuto all’interno di due bidoni utilizzati per le olive ed era morbido. Lo abbiamo trasportato con una Fiat Uno bianca. Siamo arrivati a Termini Imerese e abbiamo lasciato l’auto in un rifornimento. I telecomandi li abbiamo consegnati quindici giorni prima della strage di Capaci». A dirlo il pentito Maurizio Avola, al secondo processo sulla strage di Capaci in Corte d’Assise d’Appello a Caltanissetta.
