«Ma tu stai facendo nulla, cosa vuoi fare nella vita? Lo vuoi un bel telefono già avviato? Però non è che qua puoi venire alle due, le tre… Calcola che io la mattina alle dieci sto già qua, al massimo puoi venire a mezzogiorno.
Prendi il materiale da loro, glielo paghi 50 euro al grammo e te la vedi tu… Ma ricordati che se vedo menefreghismo io ti tolgo tutto quanto». C’è un colloquio di pochi minuti dietro l’arruolamento di giovani pusher, che si muovono nell’orbita del clan Capriati di Bari Vecchia. Vivono in città ma anche nei paesi del Sud Barese, dove turismo e movida hanno fatto aumentare gli acquirenti di droga a dismisura. Il colloquio è stato intercettato dai carabinieri nell’inchiesta “Partenope”, a parlare è Giuseppe Lacalendola — referente del clan a Putignano — e talent scout di spacciatori. Ai quali spiega che per fare «questo lavoro» ci vuole ordine e disciplina ma che il ritorno economico è notevole. Soprattutto per chi fa carriera, perché il capo di una zona come lui può arrivare ad avere uno stipendio da 2mila euro al mese, oltre ai guadagni della vendita al dettaglio. Lacalendola è una delle 67 persone raggiunte da ordinanza cautelare su richiesta della Dda, al termine delle indagini coordinate dai pm Silvia Curione,
