Al procedimento “Nebrodi bis” decisi cinque rinvii a giudizio

Resta ben poco in piedi per la tranche secondaria della prima inchiesta “Nebrodi” sulla mafia dei pascoli. Ed è soprattutto la prescrizione dei reati che ha giocato un ruolo-chiave. Se si pensa infatti che la prima maxi operazione antimafia era datata gennaio 2020 per fatti ancora precedenti. Un’inchiesta che a suo tempo fece conoscere a tutti gli affari silenziosi della mafia dei pascoli, ovvero le truffe agricole all’Unione Europea per milioni di euro messe in piedi per anni dai clan tortoriciani dei Batanesi e dei Bontempo Scavo. Ieri si è conclusa a Messina l’udienza preliminare davanti alla gup Ornella Pastore per i 35 imputati che, per una serie di cause tecniche (mancate notifiche, stralci, etc…), non erano rientrati nel giudizio del troncone principale, che ha già registrato la sentenza d’appello. E il verdetto finale e di 5 rinvii a giudizio, 4 davanti al tribunale di Patti e uno davanti al tribunale di Messina. Poi la gup Pastore ha deciso sostanzialmente una lunga serie di derubricazioni dei reati di falso “fidefaciente” in “falso semplice”, e l’esclusione per la maggior parte degli imputati dell’aggravante mafiosa anche in relazione alle truffe, e parecchie assoluzioni parziali, oltre a 3 dichiarazioni di irreperibilità degli imputati.