Da un lato c’è Salvatore Grande Aracri (del 1979), figlio di Francesco e nipote del boss ergastolano Nicolino Grande Aracri, che ha patteggiato la condanna a 1 anno e 6 mesi di carcere per usura e ricettazione con l’aggravante mafiosa. Dall’altro gli altri otto imputati ai quali la gup del Tribunale di Bologna, Roberta Malavasi, ha applicato la pena concordata tra accusa e difesa. È terminata così ieri la prima parte del procedimento carico di 12 persone scaturito dall’inchiesta “Grimilde bis” coordinata dalla Dda felsinea sul radicamento della cosca Grande Aracri di Cutro a Brescello. Si tratta del nuovo troncone processuale derivante dall’operazione “Grimilde” del 2019 che ha aperto un fronte sulle collusioni tra gli uomini della ‘ndrina che aveva messo radici nella vale del Po con la politica ed i colletti bianchi della provincia di Reggio Emilia.
