Trenta anni dopo via D’Amelio: spuntano due relazioni del 1994, ora sono prove in aula

Un raccoglitore impolverato, chiuso da nastrini e dimenticato in un angolo d’archivio. Un’etichetta scritta a mano, in rosso: “Materiale gruppo Borsellino”. E dentro, due relazioni che potrebbero riscrivere la storia di uno dei più gravi depistaggi della giustizia italiana. A distanza di trent’anni dalla strage di Via D’Amelio, quei documenti riemergono come fantasmi dal passato e approdano al tribunale di Caltanissetta. Era il 2023 quando un poliziotto della Squadra mobile di Palermo, riordinando vecchi fascicoli, si imbatté per caso in quel raccoglitore scuro, marca Fabius. Dentro, annotazioni investigative che sembravano inghiottite dal buco nero della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Fogli firmati, tra gli altri, da Maurizio Zerilli, all’epoca ispettore di polizia e oggi uno dei quattro imputati per depistaggio.