Dietro l’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano – che l’altro ieri ha portato all’esecuzione di un’ordinanza cautelare firmata dal gip meneghino per 28 indagati, 25 finiti in carcere e 3 ai domiciliari – non c’è solo l’accusa di compravendita di cocaina su larga scala, ma anche un sofisticato sistema di riciclaggio. Secondo il Gip, infatti, il narcotraffico internazionale si avvale sempre più di sistemi di pagamento alternativi, come le reti di trasferimento gestite da operatori cinesi. Attraverso il meccanismo del token, il denaro raccolto in Italia è reso disponibile all’estero, occultandone la provenienza illecita. La Procura ha ricondotto tali operazioni alla rete “Cumb” (Chinese underground money broker), che si ispira al tradizionale sistema cinese del “Fei Ch’ien” (valore volante), simile alla “Hawala” araba: un trasferimento informale di denaro che garantisce anonimato e rapidità. La Procura meneghina ha individuato due cittadini cinesi come responsabili dei quattro episodi di riciclaggio contestati.
