«Così subivo minacce ed estorsioni dai membri del clan dei tortoriciani».

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Altra giornata significativa, quella di ieri, nella lunga trama delle udienze del maxi processo “Nebrodi”, che vede sui banchi degli imputati la criminalità organizzata di Tortorici, oltre a fiancheggiatori e colletti bianchi vari, che la Dda di Messina ha inquadrato nel contesto dell’articolato sistema che per anni ha drenato milioni di euro di fondi europei destinati al settore agricolo verso le casse di aziende vicine ai clan. Nell’aula bunker del carcere di Gazzi, a Messina, sono infatti comparsi, per la propria testimonianza, Carmelo e Antonino Gulino, padre e figlio di Montalbano Elicona, le cui denunce sporte negli anni passati su danneggiamenti e furti ai danni dell’impresa di famiglia, oltreché tentativi di estorsione, sono finite negli atti dell’inchiesta.