Cursoti-Milanesi, mafia e terrore “in pista”: scattate 24 richieste di rinvio a giudizio

La proposta per la classica protezione sarebbe stata davvero esosa: 1.600 euro a settimana per fermare disordini e aggressioni in pista. Ogni serata c’era, infatti, il rischio di una rissa: i “carusi” del clan si presentavano in branco e più volte hanno minacciato gli addetti alla sicurezza che avrebbero voluto allontanarli per evitare parapiglia all’interno della discoteca. E, fin troppo spesso, sono volate sedie, tavoli, bicchieri. Una strategia del terrore per cercare di mettere all’angolo i gestori e costringerli a cedere ai ricatti. Insomma convincerli a pagare. Ma così non è stato. Dalla denuncia dell’imprenditore è partita l’indagine che la scorsa estate ha portato a più di 20 arresti fra gli eredi di Jimmy Miano. Le indagini hanno portato a mettere alla luce anche la spaccatura che si era generata nella leadership dei cursoti-milanesi, che hanno il fortino nella zona di corso Indipendenza. La frattura, con tanto di tentati omicidi e ritorsioni violente, è arrivata quando è deceduto nel 2020, per cause naturali, Rosario Pitarà, chiamato Saretto ‘u furasteri. E nella rete della procura è finito anche Gagliano. A proposito la moglie è la titolare del negozio di abbigliamento colpito dalle pistolettate ieri notte