Un agguato in pieno pomeriggio davanti a una scuola di Japigia, con un proiettile a distruggere un vetro e la fortuna che gli studenti in quel momento fossero fuori dall’aula. Non badavano a ciò che poteva accadere alla gente gli esponenti del clan Palermiti, che nel 2017 volevano solo eliminare Antonio Busco e i suoi uomini, che avevano osato prendersi un pezzo del mercato della droga nel loro territorio. È la dimostrazione che la mafia, a Bari, non è cosa che riguarda solo i clan «ma l’intera società civile», come ha detto il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Francesco Giannella, presentando l’operazione della Squadra Mobile che ha portato all’arresto di otto persone. Nomi eccellenti, incastrati anche grazie alle dichiarazioni di quello che un tempo era un loro “fratello” e oggi è anche lui un eccellente ma nell’elenco dei collaboratori di giustizia. Si tratta di Domenico Milella, ex braccio destro del boss Eugenio Palermiti, che di uno degli omicidi al centro dell’inchiesta si è autoaccusato e per il quale è stato condannato anche in Appello.
