Gullotti e Di Salvo condannati all’ergastolo

Due ergastoli, due condanne a trent’anni, due pene meno dure per i collaboratori di giustizia e due clamorose assoluzioni totali “per non aver commesso il fatto”, più una parziale con la stessa formula. La pagina della sentenza al processo sui tredici omicidi non ancora chiariti del tutto, decisi da Cosa nostra barcellonese negli anni ’90, s’è chiusa in primo grado ieri pomeriggio. Nell’aula del seminterrato, in un Palazzo di giustizia semideserto, la gup Arianna Raffa ha concluso la maxi udienza preliminare leggendo la sentenza, dopo una camera di consiglio che era iniziata a metà mattinata. Tra le carte dell’udienza tredici omicidi che hanno avuto di recente una nuova lettura rispetto al passato grazie alla dichiarazioni del pentito barcellonese Salvatore Micale. Ha indicato mandanti e autori di quelle sentenze di morte decretate molto spesso solo per punire alcuni “ragazzi” che avevano sbagliato secondo i canoni della famiglia mafiosa, o realizzando furti in case “protette” oppure spacciando al di fuori del “giro” tradizionale governato dal gruppo, senza chiedere alcuna autorizzazione.