Uno scenario criminale, sostenuto con convinzione dalla Procura antimafia di Reggio, che incassa un’altra autorevole conferma: in tutta la Costa Viola, a Scilla soprattutto ma anche a Palmi, Bagnara e Favazzina, sconfinando a Villa San Giovanni e Cannitello verso lo Stretto e Sant’Eufemia scalando i primi pendii dell’Aspromonte tirrenico, si consumavano autentici affari d’oro con i traffici, e lo spaccio, di sostanze stupefacenti. La cocaina che arrivava da Sinopoli grazie alle sinergie con i boss della droga che ruotavano attorno ai padrini della cosca Alvaro; e la marijuana che veniva prodotta praticamente in casa, nelle boscaglie dimenticate ed inaccessibili dell’Aspromonte. Un’accusa che trova nuova, e vigorosa, sostanza dalla sentenza della prima sezione penale della Corte d’Appello che ha giudicato capi e gregari dei clan della droga di Scilla, coinvolti nell’operazione “Lampetra”.
