No all’accusa cardine dell’associazione mafiosa e ben cinque, delle sette pesanti condanne inflitte in primo grado dal Gup, sono state ribaltate in assoluzioni. Il processo “Cemetery boss”, che nell’ottica della Procura antimafia aveva svelato l’azione di “controllo del territorio” nei quartieri Modena, Ciccarello, San Giorgio Extra e viale Pio XI, e nello specifico aveva messo le mani sul cimitero del rione Modena, il secondo camposanto più grande della città, dove secondo le conclusioni degli inquirenti buona parte dei lavori relativi alla tumulazione e all’estumulazione delle salme, all’edificazione e alla ristrutturazione delle cappelle funerarie sarebbe stata affidata esclusivamente alle ditte «vicine o espressione» degli ambienti della criminalità organizzata. Adesso la Corte d’Appello (presidente Giancarlo Bianchi, giudici consiglieri Elisabetta Palumbo e Davide Lauro) ha reso note le motivazioni della sentenza.
