Erano riusciti ad annullare le conseguenze di sequestri e confische continuando ad occuparsi dell’impresa, gestendo i profitti e decidendo assunzioni e licenziamenti. I profitti finivano in un “borsello nero” per poi essere gestiti a piacimento. È quanto scoperto dall’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Messina che ha portato all’arresto di 15 persone, 14 in carcere e una agli arresti domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza del gip Salvatore Pugliese. Sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione, peculato, trasferimento fraudolento di valori, violazione della pubblica custodia di cose e sottrazione di cose sottoposte a sequestro, con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosi. Le indagini della Squadra Mobile di Messina, del Servizio Centrale Operativo della Polizia e del Commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto – coordinate dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e condotte dai sostituti Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonella Fradà – si sono concentrate su un’impresa di Barcellona Pozzo di Gotto attiva nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, smaltimento di rifiuti speciali e demolizione dei veicoli.