Al carcere di Gazzi c’erano due «radicate bande criminali», una messinese e una catanese, che commerciavano in droga, telefonini e sim card con la complicità di alcuni agenti penitenziari, i quali o facevano spesso finta di non vedere oppure partecipavano attivamente introducendo i pacchi “segreti” per guadagnarci qualcosa. E c’erano anche lanci “regolari” dall’esterno all’interno della casa circondariale, i detenuti coinvolti facevano il punto della situazione quando si trovavano insieme al “cortile passeggi” o al “campo sportivo”, e raccoglievano i pacchi. Oppure telefonini, droga e sim card arrivavano con i droni di notte, quando nessuno vedeva e sentiva, o faceva finta di non vedere e non sentire. Ad un certo momento proprio per “divergenze” nella gestione dei traffici messinesi e catanesi entrarono in contrasto. Poteva finire molto male. Per un periodo ci furono disordini causati ad arte tra i due gruppi criminali contrapposti, e alcuni dei “capi” vennero subito trasferiti altrove. Parla di tutto questo la clamorosa indagine portata avanti da diversi mesi dalla Procura diretta da Antonio D’Amato.