Un quadro indiziario «grave», sfociato in decine di misure cautelari. La gip Tiziana Leanza lascia spazio a «un severo giudizio», nella parte in cui motiva le esigenze cautelari, all’indirizzo di Giovanbattista Cuscinà e Maria Cacopardo, «in quanto capi di un’associazione criminale profondamente radicata su territorio messinese, dedita in maniera organizzata e pervasiva allo spaccio di sostanze stupefacenti di varia natura e pericolosità». Non a caso, gli indagati agiscono con «speciale pervicacia criminale», visto che «la Cacopardo operava come alter ego del figlio nella conduzione degli “affari” di famiglia, con modalità di gestione del narcotraffico che, senza alcuna iperbole, possono qualificarsi “imprenditoriali” per l’articolata ripartizione di ruoli e compiti, i quantitativi trattati, la rete di contatti intessuta».
