L’accusa aveva affrontato il nodo-intercettazioni e la prescrizione.

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La requisitoria dell’accusa, nel marzo scorso, era stata essenzialmente incentrata su due punti-chiave: tutti i reati elettorali erano da considerarsi prescritti, e poi c’era il “nodo intercettazioni”, ovvero la loro eventuale utilizzabilità in secondo grado alla luce dell’ormai arcinota recente sentenza della Cassazione a sezioni unite, che ne ha fortemente limitato l’utilizzazione, esprimendosi in senso garantista per gli imputati. Li aveva esplicitati nel corso di un lungo intervento il sostituto procuratore generale Felice Lima. Che al di là di questi punti specifici, in linea generale aveva chiesto ai giudici d’appello la dichiarazione di prescrizione per tutti i reati di corruzione elettorale, la conferma per il resto della sentenza di primo grado, e infine la condanna a 24 anni di reclusione per uno degli imputati, Raimondo Messina, come unica posizione specifica rivisitata, anche in relazione al procedimento “Polena”.