Le continue tensioni tra clan e rom tra furti d’auto e “regali” per riaverle

Il clan Rosmini da una parte, le gang dei nomadi dall’altra. Come emerge nelle motivazioni della sentenza “Cemetery boss” non era sempre facile la convivenza nei rioni Modena, Ciccarello e Pio XI. Anzi, spesso, l’odioso fenomeno dei furti di autovetture, specialità criminale degli esponenti rom, innescava momenti di tensione. Sentimenti di vita quotidiana per l’esercizio del potere mafioso esercitato con piglio autoritario da capi e gregari delle ‘ndrine, e sul fronte opposto le bande di nomadi capaci di forzare, mettere in moto e far sparire una macchina in meno di una manciata di minuti, che non risparmiavano nemmeno vittime eccellenti, tra familiari dei capiclan ed amici degli esponenti delle cosche. E se, come accertato dagli inquirenti, la restituzione avveniva puntualmente, e molto spesso senza battere ciglio, in alcune circostanze anche agli intoccabili del quartiere spettava sborsare una sorta di “regalia” per il favore della restituzione.