Il clan Morabito-Rapisarda per fare soldi sarebbe arrivato a truccare le aste. E per arrivare al loro scopo illecito gli esponenti della “famiglia” avrebbero fatto pesare il terrore del cognome mafioso per costringere qualche compratore a ritirare la propria offerta. Lo spaccato inquietante è emerso dall’indagine Athena. Da quell’operazione – scattata lo scorso anno ad aprile – è stata avviata l’ispezione prefettizia per verificare che non ci siano infiltrazioni mafiose nel comune di Paternò. E voci romani insistenti dicono che ci sia già un’istanza sul tavolo del Viminale. Questa, però, è un’altra storia. Oggi, invece, è arrivata la sentenza del processo abbreviato. E la gup Anna Maria Cristaldi non ha fatto sconti: ha infatti inflitto pene da 7 a 20 anni. Fra i condannati c’è il vecchio boss paternese Natale Benvenga (17 anni) che fu intercettato nella barberia dell’ex assessore Turi Comis (che sta affrontando il processo ordinario per voto di scambio con Nino Naso) mentre discutevano di elezioni e sostegni elettorali.
