Il giorno dell’arresto, il 14 maggio del 2018, Antonello Montante si barricò nel suo appartamento di Milano come fosse un pregiudicato qualunque. Invece, all’epoca, era il simbolo della svolta antimafia di Confindustria, era l’imprenditore siciliano diventato il paladino della legalità. Ma continuava a non aprire la porta mentre i poliziotti della squadra mobile di Caltanissetta bussavano con insistenza. Non apriva e intanto distruggeva ventiquattro pen drive, infilava pure centinaia di fogli nel tritacarte. Così spariva per sempre una parte del suo archivio segreto. Sei anni e due processi dopo, sono ancora tanti i segreti dell’ex presidente degli industriali siciliani che oggi sarà giudicato dalla Cassazione. E se la suprema corte confermerà il verdetto di condanna espresso in primo e secondo grado — l’ultimo, l’8 luglio 2022, a 8 anni — si apriranno le porte del carcere per Antonello Montante.
