Narcotraffico, dalle sinergie tra clan ai dissidi accesi sul modus operandi

Non era infondata la diffidenza manifestata dai Gallace nei confronti di Vincenzo Pasquino, un tempo attivissimo broker della cosca e da un anno collaboratore di giustizia. Nell’ordinanza di “Kleopatra”, sono riportate alcune delle dichiarazioni del pentito che hanno permesso di fare luce sulle dinamiche del sodalizio retto dal presunto boss Cosimo Damiano Gallace. Nel dare conto agli inquirenti del suo operato e di quello della consorteria di Guardavalle, Pasquino poneva se stesso come organico ai Gallace, in quanto loro referente in Sudamerica. Il collaboratore di giustizia riferisce anche di riunioni finalizzate ad agevolare l’incontro fra Cosimo Damiano Gallace e il gruppo di Platì, che sarebbe rimasto soddisfatto della conoscenza con il capo del clan di Guardavalle. L’idea, infatti, era quella di avviare una sinergia fra i due gruppi nell’attività di importazione della droga dal Sudamerica. Pasquino ha spiegato agli inquirenti che i suoi principali referenti quando dal Piemonte rientrava in Calabria erano Giuseppe Vitale, Ivano Piperissa, Francesco Riitano (in stato di latitanza).