Probabilmente non è mai successo in Italia, o quantomeno è accaduto rare volte, che dopo un’eccezione di un avvocato il giudice ne revoca un altro per “incompatibilità” con il suo cliente e con gli altri imputati. Eppure ieri mattina all’udienza preliminare per gli omicidi a Barcellona degli anni ’90, alla sbarra ci sono 9 imputati tra capi e gregari di Cosa nostra del Longano, la gup Arianna Raffa oltre alle questioni solite ha dovuto affrontare anche il “caso Marchetta”. Ma cominciamo dal normale corso dell’udienza. Per l’impressionante catena di sangue di Cosa nostra barcellonese negli anni ’90, dopo l’inchiesta portata a termine ai primi di febbraio dalla Distrettuale antimafia di Messina e dai carabinieri del Ros, nome in codice “Inganno”, sono in 9 gli imputati. Si tratta di tredici omicidi che hanno una nuova lettura rispetto al passato grazie alla dichiarazioni del pentito barcellonese Salvatore Micale, il quale ha raccontato per mesi la sua verità ai magistrati della Distrettuale antimafia di Messina.
