Omicidio del giudice Scopelliti Reggio, indagati i vertici delle ’ndrine

Decise tutto “Cosa nostra”, ma i padrini della ’ndrangheta reggina erano a conoscenza e cooperarono nell’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, pianificando l’agguato del 9 agosto 1991 al confine tra Villa San Giovanni e Campo Calabro, mentre faceva rientro dalla tradizionale giornata di mare trascorsa sulla Costa Viola. Era un magistrato scomodo Antonino Scopelliti, lui che da sostituto procuratore generale della Cassazione avrebbe dovuto rappresentare lo Stato nel primo maxiprocesso a Cosa nostra che si sarebbe celebrato una manciata di mesi dopo. Tra gli indagati – la prima corposa tranche notificata dalla Dda di Reggio Calabria dopo il ritrovamento del fucile grazie alle cantate del collaboratore di giustizia Maurizio Avola – figurano adesso anche altri esponenti di primo piano della ’ndrangheta: i reggini Pasquale Condello “il supremo”, Giuseppe De Stefano, Giuseppe Morabito, Giuseppe Zito, il reggino referente delle ’ndrine di Archi che dominano da quarant’anni Milano, Franco Coco Trovato, e il vibonese Luigi Mancuso.