Fu un commando di sicari venuti dalla Sicilia a compiere l’agguato in cui, il 9 agosto del 1991, morì il magistrato della Corte di Cassazione Antonino Scopelliti. Un delitto che suggellò, forse per la prima volta, un patto d’acciaio tra la mafia siciliana e la ‘ndrangheta calabrese che avallò l’omicidio, consentendo l’esecuzione sul proprio territorio, a Villa San Giovanni. A 28 anni dal delitto, è questo il quadro investigativo che emerge dall’inchiesta riaperta dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, nella quale sono indagati 17 boss siciliani e calabresi, tra i quali la “primula rossa” Matteo Messina Denaro.
