Scriva: «Parlai al pm Tuccio di Filippone mi disse che era amico di un suo amico».

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Il dato inquietante che emerge dalla conferenza stampa di ieri è come sia possibile che un presunto boss della ’ndrangheta, uno che era direttamente collegato con la potente cosca dei Piromalli, per conto dei quali organizzava summit con i vertici di Cosa nostra nei quali venivano pianificate strategie “riservate” – tra cui il duplice omicidio degli appuntati Fava e Garofalo il 18 gennaio 1994 e i tentati omicidi dell’1 dicembre 1993 e dell’1 febbrario 1994 – possa restare così a lungo nascosto agli occhi della legge.