Una fonte confidenziale indicò lo spaccio a cielo aperto a Scilla

Intercettazioni telefoniche ed ambientali; cimici piazzate ovunque e nei siti più insospettabili; servizi di videosorveglianza e di osservazione con i “segugi ”dell’Arma che hanno monitorato per mesi ogni singolo passaggio, spavaldo e blindato che fosse, del gruppo criminale sospetto; controlli specifici e posti di blocco strategici e “diversivi” per sviare le attenzioni di chi era effettivamente nel mirino; pedinamenti discreti di investigatori esperti quanto “invisibili” per incamerare le prove decisive. È stata un’indagine in puro stile poliziesco “Lampetra”, la retata della Procura distrettuale antimafia e dei Carabinieri di Reggio Calabria con la quale sono state colpite al cuore le potenti ’ndrine Nasone e Gaietti che dalla cittadina simbolo della Costa Viola scorrazzano da sempre e ad ampio raggio tra affari di narcotraffico, associazione mafiosa e estorsioni a tappeto. Come nasce l’attività di indagine è tra i punti nodali delle motivazioni della sentenza di prima grado emessa dal Gup di Reggio Calabria.