Voto inquinato il boss in carcere e la videochiamata con il sindaco

Il candidato sindaco era stato indicato dallo “zio”. E gli elettori «si mettevano sugli attenti». Le rivelazioni di tre collaboratori di giustizia fra i quali un ex boss e centinaia di pagine di intercettazioni disegnano lo scenario di pesanti collusioni fra i clan e la pubblica amministrazione a Poggiomarino. La camorra, ipotizzano le indagini condotte dai carabinieri e coordinate dal pm Giuseppe Visone, condizionò profondamente le elezioni del settembre del 2020. Con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso sono ora agli arresti domiciliari il sindaco Maurizio Falanga, 50 anni, eletto con una coalizione di centrodestra composta da tre civiche (Rialziamo la Testa, Cambiamo Insieme, Fare civico) e con il sostegno di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Unione di Centro; il suo vice, l’assessore ai Lavori pubblici Luigi Belcuore, militare di 36 anni, eletto con Fdi; e Rosario Carillo, 48enne esponente politico locale considerato l’intermediario tra politici e malavitosi. L’inchiesta dunque decapita l’amministrazione.