Anche la “locale” di ‘ndrangheta di Roma seguiva senza sgarrare di un centimetro le regole e le volontà della “mamma” che continua anche nel terzo millennio a comandare restando ancorata in Calabria, con i saggi delle cosche che dettano legge, impartiscono ordini, spendono le poche parole che servono per siglare affari e dirimere frizioni. Gli Alvaro, i potenti di Sinopoli e Cosoleto che hanno conquistato spazi in mezza Italia – dal Lazio alla Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta – ed all’estero – in Svizzera, Germania e Canada – e facendo ancora oggi la voce grossa in Australia, avevano messo le mani anche sulla Capitale. «Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto» ammette uno degli indagati conversando sui nuovi scenari affaristico-mafiosi capitolini con la benedizione «di giù». Dei padrini di Reggio.
