“Per il fallito attentato allo stadio Olimpico, Cosa nostra portò a Roma circa 150 chili di esplosivo. Dentro il cofano dell’auto, c’era anche un sacco contenente dei tondini di ferro che dovevano servire per creare quanti più danni possibili. Dovevano sembrare dei proiettili. Dovevamo colpire soprattutto esponenti delle forze dell’ordine. Quando lavoravo l’esplosivo, urinavo rosso. Quando lo maneggiavo, mi bruciava la gola”. A riferirlo, deponendo nell’aula bunker del carcere di Rebibbia nell’ambito del processo per la strage di Capaci, è stato il collaborante Salvatore Grigoli, il killer di don Pino Puglisi e che si è già autoaccusato di una cinquantina di delitti.
