C’è sempre la Spagna nelle strategie di fuga di Domenico Paviglianiti, 60enne reggino di San Lorenzo (piccolo comune con affaccio sul mare del Basso Jonio di Reggio Calabria che si estende fino ai pedi dell’Aspromonte), colui che si era guadagnato l’etichetta di “boss dei boss” per la caratura di principe del narcotraffico internazionale per essere riuscito tra gli anni Ottanta e Novanta a stringere accordi con i narcos di tutto il Sud America importando in Europa tonnellate di cocaina solo con l’echeggiare del suono del proprio nome di battesimo. Anche in questa occasione – così come avvenne nel 1996 quando al culmine dell’operazione “Europa” gli sbirri di Reggio lo catturarono in compagnia di altri due “primule rosse” reggine mentre da superlatitante girovagava in ambienti da jet set di Madrid – la fuga di don Mimmo Paviglianiti si è esaurita nella capitale della penisola iberica.
