Acquisizione di informazioni, talpe tra le forze dell’ordine e rifugi notturni. I componenti della cosca Megna di Papanice facevano di tutto per sfuggire alle indagini. Tant’è che in occasione del blitz “Tisifone” del 20 dicembre 2018 (conclusosi in Cassazione con 15 condanne definitive), alcuni affiliati al clan seppero in anticipo dei 23 fermi che da lì a breve sarebbero stati eseguiti dai poliziotti della Squadra Mobile di Crotone. Si tratta dell’inquietante spaccato ricostruito dalla Procura antimafia di Catanzaro con l’inchiesta “Glicine-Acheronte”, venuta alla luce lo scorso martedì con 43 arresti messi a segno dai carabinieri. L’operazione da un lato ha scardinato la ’ndrina dei papaniciari che s’era riorganizzata dopo la scarcerazione – nel 2014 – del boss Mico Megna; dall’altro, è servita a smantellare il presunto gruppo affaristico che per anni avrebbe gestito le istituzioni pubbliche per fini elettorali.
