Il patto con la mafia per rastrellare voti

Toti conosceva bene la comunità di Riesi presente a Genova, che gli aveva portato più di mille voti nella campagna elettorale del 2020. E se ne sarebbe ricordato anche due anni dopo, prima delle elezioni comunali del 2022. Allora, nel 2020, i fratelli Arturo e Italo Testa gli avevano assicurato: «Noi, quattro, cinquecento voti siamo in grado di portarli, perché andiamo a chiamarci tutti i riesini nome per nome» dicevano al telefono (intercettati) i due gemelli originari del Nisseno ma da anni residenti a Boltiere (Bergamo). E in quella occasione il presidente, finito martedì agli arresti domiciliari per corruzione elettorale, non aveva risparmiato complimenti ai fratelli («Siete due bulldozer, mi dovete aiutare»), entrambi raggiunti dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora. È una delle pagine più scabrose dell’inchiesta di Genova, quella che descrive i rapporti del governatore e del suo capo di gabinetto Matteo Cozzani con i fratelli Testa, accusati dai pm di fare gli interessi di Cosa nostra al Nord.