Catanzaro. «Assoluta e sistematica messa a disposizione nei confronti dei membri del sodalizio criminale, soprattutto quando la richiesta di favori proveniva dal capo Luigi Mancuso», il mammasantissima di Limbadi. È quanto sarebbe emerso durante il maxi processo Rinascita Scott a carico dell’avvocato ed ex senatore Giancarlo Pittelli condannato a 11 anni di carcere. Lo scrivono le giudici Brigida Cavasino presidente, Claudia Caputo e Germana Radice nelle oltre tremila pagine di motivazioni della sentenza con cui lo scorso 20 novembre hanno condannato 207 persone su un totale di 338 imputati. Nella sentenza il rapporto tra Luigi Mancuso e Giancarlo Pittelli è definito «sinallagmatico». In pratica, da una parte vi è una totale e sistematica messa a disposizione dell’avvocato nei confronti del capo, nonché la possibilità per la consorteria di risolvere le questioni dei sodali e dell’associazione attraverso il ricorso alle amicizie dell’ex senatore, dall’altra la contropartita per Pittelli sarebbe stata di vario genere, dal conferimento di lucrosi incarichi, alla possibilità di «spendere il nome di Luigi Mancuso in ambienti sensibili a simili prospettazioni per conseguire benefici economici e imprenditoriali».
