«Una famiglia calabrese che fa arrivare un carico di cocaina a Gioia Tauro è tenuta a informare le altre famiglie. Solo nel caso in cui le famiglie importanti non siano interessate ad acquistare una quota del carico è possibile offrirla ad altre persone. Chi non rispetta questa regola rischia di essere ucciso o di essere “spogliato”, nel senso di essere estromesso da qualsiasi affare o di essere privato di protezione». A riferire di questo modus operandi del gotha della ’ndrangheta del settore del narcotraffico internazionale è il collaboratore di giustizia Vincenzo Pasquino ai magistrati della Procura distrettuale di Reggio Calabria, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e il sostituto procuratore Diego Capece Minutolo, presenti nel corso dell’interrogatorio reso il 7 maggio scorso all’interno della casa circondariale di Roma Rebibbia.
