È tornato al 41 bis, Francesco Schiavone, detto Sandokan, il settantenne boss dei casalesi, e probabilmente finirà i suoi giorni in un carcere duro, sepolto da diversi ergastoli. È durata poco più di cento giorni la sua collaborazione con la giustizia. Una collaborazione cominciata nel mese di marzo, proprio nel trentennale dell’uccisione di don Giuseppe Diana, che aveva creato più di qualche aspettativa. Il padrino dei casalesi si era definito “uomo d’onore” perché “punciuto”, affiliato con l’antico rito della mafia. Dai suoi racconti ci si aspettavano rivelazioni importanti che potessero servire a far luce su alcuni misteri irrisolti, come l’uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan, Antonio Bardellino, e soprattutto sugli intrecci tra camorra e politica, o sultraffico di rifiuti tossici. Invece, i cento giorni di collaborazione con lo Stato, si sono rivelati un “bluff”.
