Il boss ergastolano Mario Ercolano aveva un cellulare a disposizione. Così, dal carcere di Teramo impartiva ordini: «Si è fatto sentire qualcuno?», chiedeva ai suoi uomini, a Catania. Il padrino si teneva sempre aggiornato su quello che accadeva sul territorio. E rilanciava. Sicuro che il fidato referente sul territorio, Francesco Russo, avrebbe eseguito fedelmente. Con un obiettivo: «Restare nell’ombra». Ovvero, fare poco rumore, per non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine. L’ultima indagine della squadra mobile diretta da Antonio Sfameni conferma il ruolo svolto dal clan Ercolano-Santapaola. Neanche il carcere era riuscito a fermare la riorganizzazione mafiosa a Catania, nonostante arresti e processi degli ultimi mesi.
