Nel luglio del 2024 era stato trasferito al “carcere duro”, da ieri è completamente libero. È la parabola di Pasquale Bonavota che ieri sera ha incassato l’ennesima assoluzione della sua carriera giudiziaria. Già prima del maxi processo, il presunto capo del clan di Sant’Onofrio era stato indagato e assolto anche per le accuse di omicidio. Quella di ieri sarebbe la nona assoluzione, una sorta di record. Eppure dal blitz del 19 dicembre del 2019, Pasquale Bonavota era stato inserito tra i latitanti più pericolosi d’Italia. Le inchieste restituivano un doppio profilo: prima un “boss bambino” abituato a maneggiare armi già a 16 anni, poi un «malandrino con cervello» capace di far uscire il suo clan dai ristretti confini di Sant’Onofrio per creare una vera e propria holding criminale con ramificazioni ormai consolidate in Liguria, Piemonte e Lazio.
