A consentire ai magistrati antimafia reggini, lombardi e piemontesi di accendere i riflettori sulla famiglia Barbaro di Platì, uno dei casati malavitosi più potenti e ramificati d’Italia, è stato ancora una volta una “gola profonda” del crimine calabrese, Domenico Agresta. Il giovane collaboratore di giustizia, platiese, residente da molti anni in Piemonte, fu per diverso tempo elemento di vertice della “locale” di Volpiano. È stato lui a rivelare la potenza e il dinamismo dei Barbaro “Castani”, clan attivo tra Platì, Ardore e territori limitrofi, e nei “locali” di Volpiano (Piemonte) e Buccinasco (Lombardia). Un clan il cui vertice era scrupoloso garante delle regole, dei patti e delle “prescrizioni” sancite in occasioni di importanti summit, che rappresenterebbe una figura centrale della ‘ndrangheta unitaria.