Allarme Ponte. Appetiti dei clan sui lavori della maxi opera

Quello che più ha preoccupato inquirenti e investigatori è la prossimità. O meglio quel grado di porosità delle grandi imprese e dei loro dipendenti a contatti e rapporti con uomini di mafia. Una conferma degli allarmi ripetutamente lanciati da magistrati e investigatori, che negli ultimi trent’anni hanno più volte segnalato l’interesse dei clan di ‘Ndrangheta e Cosa Nostra per il Ponte sullo Stretto. E dalle cave agli immobili, iniziano ad arrivare le conferme: non si trattava di un eccesso di prudenza. L’ultimo alert sulle possibili infiltrazioni mafiose nella maxi opera arriva dall’ultima inchiesta della procura di Milano. È fin lì, nei cantieri dello scalo ferroviario di Porta Romana, dove è in costruzione il villaggio olimpico, che si spingevano i tentacoli delle famiglie di Barcellona Pozzo di Gotto, già sedute al banchetto delle opere, finanziate con il Pnrr o “strategiche”. Bottino? Superiore ai 250 milioni di euro, per appalti in tutta Italia, ottenuti da Comuni, Enti e persino dalla Difesa e dall’Aeronautica militare. A metterselo in tasca, Giovanni Bontempo, ufficialmente ristoratore, e Francesco Scirocco, costruttore di Gioiosa Marea con lungo pedigree di inciampi giudiziari, inclusa una condanna per concorso esterno, entrambi qualche giorno fa finiti in carcere.