A un certo punto Totò Riina avrebbe voluto spodestare Nitto Santapaola dal ruolo di reggente. Al padrino corleonese non sarebbe andata a genio la linea diplomatica del boss catanese, che avrebbe tenuto lontane le bombe dall’Etna. L’attacco frontale allo Stato non era in linea con la governance mafiosa di Santapaola che stringeva mani ai potenti e banchettava con imprenditori e politici. E anche pezzi della magistratura. Stragi sì, ma fuori da Catania. Ed è questo silenzio-assenso infatti che è costato a Nitto Santapaola la condanna per l’attentato di Capaci del 23 maggio 1992. In questa strategia mafiosa è stato protagonista Giovanni Brusca, tornato libero dopo 25 anni da detenuto e quattro da “vigilato” che in questi giorni è al centro di un dibattito giuridico.