Camorra, affari e punizioni: così l’«uomo nero» dettava la sua legge.

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Nell’ambiente non a caso è noto come «l’uomo nero», come a voler rimarcare i lati oscuri della personalità di un soggetto tanto determinato quanto all’apparenza distinto. L’ascesa di Umberto Luongo alla reggenza del clan Mazzarella-D’Amico sui territori di San Giorgio a Cremano e Portici è infatti sempre stata caratterizzata da un profondo senso di rispetto dei ruoli. In primis nei confronti dei vertici della cosca di Napoli Est, con l’amicizia con Umberto D’Amico affinatasi negli anni della detenzione in carcere dal 2011 al 2015, ma anche – paradossalmente – verso i tutori di quella legge che i suoi uomini non si facevano scrupoli a calpestare per imporre il proprio dominio. Nessuna espressione ingiuriosa rivolta alle forze dell’ordine, solo uno dei numerosi diktat imposti a tutti i suoi sodali.