È chiaro che saranno gli accertamenti tecnici e, soprattutto, gli esami del Dna da parte dei carabinieri del Ris (già intervenuti per i prelievi) sui pochi e carbonizzati resti rinvenuti all’interno del fuoristrada, anch’esso totalmente distrutto da un gigantesco rogo, a stabilire la natura, umana (dato questo molto probabile, ma non ancora scontato) o animale dei frammenti ossei repertati. Ma, allo stesso tempo, appare abbastanza chiaro – se, ripetiamo, ci sarà la conferma ufficiale dalle analisi – che l’esame del Dna, dopo le dovute comparazioni, potrà pure stabilire a chi appartengono i resti e, soprattutto, se i frammenti ossei e qualche altro piccolo oggetto trovato nel fuoristrada sono pertanto riconducibili all’imprenditore agricolo e allevatore di San Luca, Antonio Strangio, 42 anni, del quale si sono ormai da molto perse le tracce. Novità di ieri, si è appreso intanto che tra i resti carbonizzati i militari dell’Arma hanno repertato la fibbia in metallo di una cintura, un frammento di un coltellino e vari meccanismi di un orologio.
