«Le denunce degli imprenditori che si ribellano a cosche e racket continuano a crescere a Reggio Calabria: questo è un segnale rassicurate, importante, che fa ben sperare per il futuro anche perché è un dato che resta ad oggi sconosciuto in tante altre aree della città». È proprio questo l’aspetto che tiene a rimarcare il procuratore di Reggio, Giovanni Bombardieri, rispetto a quello, gravissimo, di tanti imprenditori che da vittime scelgono di condividere con i boss i destini delle loro aziende, pagando sempre il pizzo, ma chiedendo sostegno quando aprono un cantiere in quartieri della città dove gli esattori del pizzo sono espressione di diverse anime mafiose o per farsi raccomandare dal boss per aggiudicarsi grazie alla connivenza un ricco subappalto; e spingendosi addirittura a farsi proteggere quando si spostano in Lombardia e Piemonte per eseguire i lavori di un appalto pubblico.
