De Luca si nascondeva in un sottoscala.

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In casa c’era la televisione accesa alle nove di sera, a Bordonaro, e Giovanni De Luca era certo di poter passare un altro giorno in santa pace da latitante. La mattina dopo sarebbe uscito con la sua patente falsa, intestata a tal Pietro Caccamo e la sua foto attaccata, magari per andare a trovare gli amici di sempre.
De Luca però non sapeva che quelli della Mobile, da quando un anno fa scappò fuori Messina per non essere arrestato dopo gli ordini di cattura dell’operazione Flower, non avevano mai smesso di cercarlo. Era diventato il chiodo fisso del capo Antonio Sfameni e del dirigente della Criminalità organizzata e Catturandi Simone Scalzo.