Nel cuore della Sicilia, a Niscemi, i boss non si rassegnano ad arresti e processi. Puntano alla riorganizzazione. Anche con il ritorno a metodi violenti. L’ultima indagine dei carabinieri di Gela, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Caltanissetta, ha svelato un progetto di attentato nei confronti di un imprenditore che alcuni anni fa aveva denunciato un tentativo di estorsione. Appena uscito dal carcere, il boss Alberto Musto, ritenuto il capo del mandamento di Gela, puntava a preparare la sua vendetta. «Io mi sono fatto la galera e quello non l’ha toccato nessuno», diceva ai suoi e spiegava: «Se un’azione del genere non viene punita…denunciano e non ci succede niente… invece quando poi gli succede una cosa di quella…». Una “cosa di quella” era la più radicale: l’omicidio. Ieri mattina, i carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta diretto dal colonnello Vincenzo Pascale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 29 persone: in venticinque sono finiti in carcere, 3 ai domiciliari. Per un altro indagato, un carabiniere che passava notizie ai boss, è stata disposta la sospensione dall’esercizio delle funzioni.
