Il colonnello e il benzinaio. Di qua l’iperattivismo di Vincenzo Milazzo, uomo di fiducia di Luigi Vona, il capo della locale di Canzo-Asso costretto a restare al coperto per le restrizioni della libertà vigilata e a mandare avanti il compare. E di là i commerci di Marco Bono, titolare del distributore Get Oil di Cislago dove i rifornimenti non avvenivano soltanto alla pompa della verde. Di qua il digrignare di denti del 38enne nipote di un uomo dalle frequentazioni mafiosissime: « Peppe De Cristina, non l’hai visto Il capo dei capi? Tu guardati Il capo dei capi, Peppe De Cristina, è così con mio nonno. Peppe De Cristina voleva mio padre come guardia del corpo». E come un boss, Milazzo provava a muoversi quando gli Oppedisano di Rosarno, Michele “u pentitu” e il figlio Pasquale, provavano a imporgli la fornitura di droga: «Voi a Erba piede non ce lo mettete, arrivate fino al Segrino perché a Erba ci siamo noi», è il messaggio del clan rivale.
