Un giorno di aprile Giulio, lo chiameremo così, esce dalla filiale di una banca con la testa fra le mani. L’istituto gli ha appena negato il finanziamento da 25mila euro previsto dal decreto rilancio: la causa è un protesto per un pagamento in ritardo. «Ero disperato, dopo dieci anni avrei chiuso il mio bar. L’emergenza coronavirus mi ha spezzato le gambe», racconta oggi al telefono mentre è dietro al banco¬ne. Quel giorno di metà aprile accade qualcosa d’imprevisto. «Ero appena uscito dalla banca quando mi ha squillato il cellulare. Era un numero anonimo. Un uomo si proponeva di aiutarmi, qualcuno gli aveva girato il mio numero. Non mi disse il suo nome. Ma sapeva che ero nei guai e mi offrì un prestito. Chiarì che i tassi sarebbero stati più alti di quelli della banca. Un’altra persona accanto a lui mi suggeriva di non perdere quell’occasione».
