Tra ‘Ndrangheta e pezzi deviati delle istituzioni non c’è stata una trattativa, ma un patto. È stato stretto negli anni ‘70 sul sangue delle stragi ed era ancora in piedi nel 2004 quando un falso attentato ha lanciato la carriera dell’allora sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti. Una finta bomba che porta la firma dell’allora capo della prima divisione del Sismi, Marco Mancini, e del suo uomo al Sud, Corrado D’Antoni, con la complicità di dirigenti della polizia e l’ombra di uno storico esponente dell’eversione nera. A rivelarlo, il pentito Antonino Parisi, che nel 2013 ha raccolto e condiviso con i magistrati le confidenze di un professionista dei clan, il «mostro dei computer, capace di passare i conti da una banca all’altra».
