Il sequestro di 22 milioni di euro operato dalla Dda di Catanzaro a Giuseppe Borrelli, 52enne originario di Altomonte, racconta ben più di quanto, invece, dicono i pochi rapporti societari a lui intestati direttamente. Le indagini patrimoniali operate dagli inquirenti coprono un arco temporale che va dal 2009 al 2019 e, a parere dei giudici, esiste «una sproporzione tra le disponibilità e i redditi denunciati dal nucleo familiare» dell’imprenditore il quale avrebbe acquisito i propri beni dal 2004 in poi. Una discrepanza che fa «desumere in modo fondato che detti beni costituiscano il reimpiego dei proventi di attività illecite, non ravvisandosi allo stato degli atti elementi idonei a dimostrare una eventuale legittima provenienza del danaro utilizzato per l’acquisto di essi».
