«Hai capito… lui gli fa la scorta a Di Giorgio».

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Il trojan installato sul telefonino di Marcello Tavilla ha inguaiato l’autista giudiziario Angelo Parialò, la “talpa” della Procura, accusato di corruzione come incaricato di pubblico servizio e accesso abusivo al sistema informatico, per aver rivelato a Tavilla gli spostamenti del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio. E non solo. È questo uno degli aspetti inquietanti dell’inchiesta “Ottavo cerchio”, con cui la Procura e la Squadra mobile hanno disvelato un giro mazzette in alcuni uffici pubblici che ha coinvolto funzionari, imprenditori ed esponenti della criminalità organizzata. Il rapporto Tavillà-Parialo è stato scandito da una serie di intercettazioni e di incontri.