I calamari erano ripieni di cocaina così la droga entrava in carcere

Cocaina nascosta nell’insalata di mare, microcellulari infilati nei calamari ripieni, smartphone incartati come tavolette di cioccolato e telefoni criptati recapitati con i droni. Nella casa circondariale Cavadonna di Siracusa assumere droga e comunicare con l’esterno era un gioco da ragazzi. Due anni di indagini dei carabinieri di Siracusa guidati dal colonnello Gabriele Barecchia hanno documentato tutti i sistemi con cui gli apparecchi e lo stupefacente venivano portati in carcere. «In un caso abbiamo accertato che uno spacciatore arrestato la mattina, telefonava dal carcere già la sera stessa, a dimostrazione della disponibilità di telefoni nelle celle», dice il comandante provinciale. Decine di utenze sotto controllo hanno ricevuto chiamate da detenuti del Cavadonna, da numeri sempre diversi. I carabinieri anche grazie a queste telefonate hanno potuto ricostruire le dimensioni dell’organizzazione.